- Le Orme - Contrappunti;
- Gentle Giant – In a Glass House
- Jethro Tull – Minstrel in the Gallery
- Mike Oldfield – Incantations
- BMS – Di terra
- PFM – Jet Lag
- Renaissance – Prologue
- Kansas – Masque
- Magma – 1001° Centigrades
- Mahavishnu Orchestra – Apocalypse
- EL&P - Works
- Klaus Schulze – Mirage
Riuscii a tenerli da parte, senza ascoltarli per moltissimo tempo. Dopo svariati anni, all’inizio del 1994, bisognoso di gratifiche morali, decisi di tirarli fuori e assaporare quel famoso “primo ascolto”. Come andò?
Non bene, almeno in maniera molto diversa da come mi aspettassi e alla fine definii fallimentare l’esperimento. Il momento più bello fu quello dell’apertura. Eravamo già in epoca CD e quindi aprire un vinile intonso era cosa più rara che nel passato. Il momento, il gesto, fu dunque molto bello e carico di grandi aspettative. Della maggior parte di quelle band nel tempo erano uscite cose davvero minori per qualità, se non addirittura delle schifezze, quindi pensare di poter ascoltare per la prima volta qualcosa del periodo d’oro, generò una carica emozionale importante. Ma i risultati non furono quelli sperati.
Esattamente non so cosa accadde nell’ascolto. I fattori che ho ipotizzato sono diversi:
- l’età anagrafica;
- l’acquisizione di un bagaglio di ascolti enormemente più vasto e quindi una capacità di elaborazione più immediata;
- l’averne anche solo sentito parlare o averli visti in classifiche ed elenchi e quindi con metri di paragone in qualche modo già preconfezionati;
- un numero minore di ascolti, vuoi per diverso impiego del tempo rispetto all’adolescenza, vuoi perché in quel periodo c’era anche da ascoltare un pacco di CD dell’ondata di rinascita prog;
- altri fatti meno decifrabili;
Tirando le somme dell’esperimento, il risultato è che ancora oggi quei dischi mi piacciono, ma meno di altri degli stessi autori e l’aver deciso, allora, di poterne fare temporaneamente a meno, abbia scatenato un blocco perpetuo, tale che quel pensiero ne abbia fatto quasi degli “scarti discografici”. Oddio, mi rendo perfettamente conto di come, ad esempio, Minstrel in the Gallery sia decisamente migliore di molte cose venute dopo, ma al suo ascolto non riesco a dare la giusta collocazione emozionale.
Mi sono quindi chiesto, ragionando per assurdo, se dovesse uscire oggi, magicamente, un disco dimenticato, inedito, per sbaglio finito in un cassetto e mai ritrovato, di una band che amiamo tra quelle storiche, avrei (avremmo) modo, capacità, tempo, di poterlo apprezzare nella stessa maniera degli altri dischi coevi? Troverebbe una degna e logica collocazione emozionale, qualitativa e quantitativa nelle discografia del gruppo e nel nostro cuore? Dipenderebbe solo dai contenuti o anche da fattori esterni e personali?